Tra i pensieri imbizzarriti di Nietzsche, le aporie di Socrate, e l’inno alla felicità di Epicuro, si percepisce un desiderio innato che rincorre il piacere del vivere, meta assoluta e per nulla irriverente alla realtà del quotidiano. L’onesta introspezione soggettiva permetterebbe spesso la comprensione delle vie dell’anima che consentirebbero di vivere con maggiore qualità il sentiero della vita, purché accompagnata da onestà, determinazione intellettuale e non da facili e falsi compromessi.
La mediazione tra le varie percezioni mentali assume la sovranità, diventa una governatrice di percorsi intrapresi, esalta ed abbatte con una rapidità poco descrivibile scelte abbozzate un secondo prima. Il caos trova terreno fertile, lo smarrimento e il dubbio diventano imperatori, alimentati dal possibile senso di colpa, producendo un allontanamento degli obiettivi prefissati.
La capacità di fidarsi di sè, ritenersi esseri pensanti, unici del proprio esistere, con i propri gusti e i propri desideri, cavalieri erranti speranzosi che l’avventura verso la vita riservi scoperte emozionanti e piacevoli.